Fonti di informazioni sulla vicenda umana e spirituale di Barbara sono conservate in quattro Codici:
Inoltre, si citano la cosiddetta "Legenda Aurea", tradotta da Jacopo da Varazze (storico ed agiografo del XIII secolo), e la testimonianza di San Giovanni Damasceno (del VII secolo). Dai Codici si desume che Santa Barbara nacque tra il 271 ed il 272 d.C. a Nicomedia di Bitirlia, nell'Asia Minore.
In quel tempo era imperatore Diocleziano, il quale nell'anno 285 aveva associato al trono, come Cesare prima ed Augusto successivamente, Marco Aurelio Valerio Massimiano, il governo delle province occidentali.
Il padre di Barbara, Dioscoro, era un funzionario dell'imperatore che, per premiare il suo zelo, gli conferì nel 285 un incarico di fiducia al seguito di Massimiano.
Si trasferì, pertanto, in Italia dove fu fatto cittadino romano e Massimiano gli donò possedimenti presso Numanzia in Sabina (odierna Scandriglia).
Qui Barbara, avendo professato la sua fede cristiana, fu consegnata dal padre al prefetto Marciano perché la giudicasse. Il processo si consumò in pochi giorni tra torture e sevizie, nel tentativo di ottenere il pentimento della fanciulla. Forte di una grande fede, Barbara riuscì a resistere alle violenze degli aguzzini e a controbattere alle accuse del prefetto Marciano.
Il 4 dicembre dell'anno 290 venne condannata a morte mediante decapitazione ed il padre, in preda ad una vera e propria frenesia giustizialista, si offri quale carnefice. La leggenda vuole che un uomo di nome Valenziano abbia seppellito il corpo di Santa Barbara vicino al luogo del martirio (ubicato vicino a Scandriglia).
Sul suo sepolcro, nel IV-V secolo, fu edificata una chiesa, consacrata ed intitolata alla Santa, di cui ancora oggi si possono osservare i ruderi. Quando nel IX secolo i Saraceni invasero e devastarono la Bassa Sabina, i reatini organizzarono una spedizione a Scandriglia e traslarono le spoglie della Santa nella Cattedrale di Santa Maria Assunta. Da allora la città e la Diocesi di Rieti invocano Santa Barbara a protezione della città, eleggendola a loro patrona.
Nel 1225 Papa Onorio lll fece riesumare i resti mortali della Santa e li fece tumulare sotto l’altare maggiore della Cattedrale. È molto probabile che in quella occasione il Papa abbia prelevato alcune parti del corpo per portarle a Roma (in epoche successive si fa menzione, in testi pontifici, di insigni reliquie della Santa in alcune chiese della città tra le quali San Giovanni in Laterano).
Nel 1652 Gian Lorenzo Bernini progettò, all'interno della Cattedrale, la Cappella dedicata a Santa Barbara, che fu portata a compimento nel 1654. Inoltre, in quegli anni predispose il bozzetto per una statua della Santa, da collocare nella nuova Cappella, e ne segui la realizzazione ad opera di uno dei suoi più fidati collaboratori, Giovanni Antonio Mari. La Statua fu collocata nella Cappella nel 1657.
Nel 1803 il corpo della Santa fu nuovamente riesumato e, nel 1806, alla fine di lavori di ristrutturazione, fu riposto in una cassetta di piombo, collocata entro un’urna di granito sotto il nuovo altare maggiore.
Come già accennato all’inizio, esistono, oltre ai Codici già citati, numerose evidenze che consentono di attribuire una maggiore certezza alla tradizione reatina, rispetto alle altre.
A questo punto è opportuno citarne alcune:
In una donazione dell'anno 1306 al vicino Monastero di Farfa si fa riferimento alla Chiesa di Santa Barbara in Ponticello, donata da Arrigo IV nell'anno 1118. È ancora conservato un documento del 1365, con il quale il municipio di Rieti decreta particolari festeggiamenti in onore della Santa il 4 dicembre. Papa Gregorio Xl concesse, con una bolla pontificia del 1377, l'indulgenza di un anno e 40 giorni ai fedeli che in alcuni giorni dell'anno avessero visitato la Cattedrale di Rieti, in cui si conservava il corpo di Santa Barbara.
Documenti vaticani di varie epoche, attestano la conservazione del teschio della Santa a Roma, dai documenti della riesumazione del corpo di Santa Barbara avvenuta a Rieti all'inizio del 1800 risulta mancante lo stesso. Inoltre, nel corso della riesumazione è stata rinvenuta una lamina su cui era incisa un'iscrizione in cui si fa menzione della reposizione, da parte di Papa Onorio III, delle reliquie della Santa, già in precedenza conservate nella Cattedrale.
In Sabina esiste una tradizione ultramillenaria ed ininterrotta intorno al culto della Santa.
Nel territorio di Scandriglia esistono da secoli siti con toponimi che ricordano precisi episodi del martirio della Santa (esistono documenti al riguardo). Nel luogo del martirio a Scandriglia, esistono ancora i ruderi della chiesa edificata nel IV-V secolo per onorare Santa Barbara. Nel territorio di Scandriglia sono presenti resti di ville romane. È stata, inoltre, rinvenuta una lapide del IV secolo che fa riferimento a famiglie di origine greca nella zona. ln chiese della zona sono state rinvenute lapidi del XII secolo che descrivono le reliquie della Santa deposte nei rispettivi altari.
Da tempi remoti, lo stemma della municipalità di Scandriglia porta effigiata la torre con tre finestre (simbolo della Santa) e nella base la sigla S.B. (Santa Barbara).
Come già accennato in precedenza, una bolla pontificia di Niccolò IV aveva concesso alla città di Rieti che la festa di Santa Barbara fosse preceduta e seguita da sette giorni di fiera.
Tale tradizione, durata per secoli, si era tuttavia affievolita negli ultimi decenni.
Nel 1996 si costituì, ad'opera di alcuni reatini, un'associazione culturale denominata "Santa Barbara nel mondo", con lo scopo di promuovere una serie di attività artistico-culturali-religiose per la diffusione in Italia e nel mondo della vita della Santa.